Lo stress da combattimento: il nemico più temibile!
La psicologia del combattimento corpo a corpo
Per definire correttamente cosa si intende per “stress da combattimento” è necessario comprendere quale sia risposta fisiologica del corpo umano ad un’aggresione a distanza ravvicinata. Generalmente quando si sente parlare di stress da combattimento ci si riferisce alla nota sindrome da stress post traumatico e ai suoi molteplici effetti negativi, tuttavia i disturbi associati a questa sindrome sono, in realtà, le manifestazioni che si verificano dopo, e come risultato dello stress da combattimento. Bruce Siddle, un veterano delle forze di polizia degli Stati Uniti, specializzato nell’addestramento del personale su questi specifici argomenti, ha definito “stress da combattimento” la percezione di una minaccia imminente di gravi lesioni personali o di morte, o lo stress derivante dalla responsabilità di proteggere un altro individuo da tali rischi, in situazioni in cui il tempo di risposta è minimo.
Gli effetti debilitanti dello stress da combattimento sono noti da secoli ormai. Fenomeni come la visione a tunnel, l’esclusione uditiva, la perdita del controllo motorio, il comportamento irrazionale e l’incapacità di pensare razionalmente sono stati tutti osservati come sottoprodotti dello stress da combattimento. Anche se – come detto – questi fenomeni sono stati osservati e documentati da centinaia di anni, ad oggi poche ricerche sono state condotte per capire il motivo per cui lo stress da combattimento peggiora le prestazioni del combattente in maniera tanto significativa.
La caratteristica fondamentale che contraddistingue lo stress da combattimento è l’attivazione del sistema nervoso simpatico. Il SNS si attiva quando il cervello percepisce una minaccia per la sopravvivenza, esso determina la secrezione massiva di ormoni dello stress. Questo “scarico“ è stato “progettato” per preparare il corpo per la lotta o la fuga. La risposta è caratterizzata da aumento consistente della pressione arteriosa e del flusso di sangue alle grandi masse muscolari (con conseguente aumento delle capacità di resistenza e maggiori abilità motorie – quali la corsa durante la fuga o la forza esplosiva per aggredire l’avversario), vasocostrizione dei vasi sanguigni minori periferici (che serve a ridurre il sanguinamento delle ferite), dilatazione della pupilla, la cessazione dei processi digestivi, e tremori muscolari. La figura seguente è una rappresentazione schematica degli effetti ormonali indotti dall’aumento della frequenza cardiaca a seguito dell’attivazione del SNS.
L’attivazione del SNS è automatica e praticamente incontrollabile. Si tratta di un riflesso innescato dalla percezione di una minaccia. Una volta avviato, il SNS dominerà tutti i sistemi volontari e involontari fino a quando la minaccia è stata eliminata o si è sfuggiti ad essa o quando il sistema nervoso parasimpatico si attiva per ristabilire l’omeostasi che altro non è che una situazione in cui le proprietà chimico fisiche, che regolano l’organismo, si stabilizzano in seguito a meccanismi di autoregolazione.
Il grado di attivazione dei centri del SNS è proporzionale al livello di minaccia percepita. Ad esempio, un basso livello di attivazione del SNS può derivare dalla previsione di un combattimento imminente. Ciò è particolarmente comune ai poliziotti o ai militari nei minuti che precedono un assalto tattico in un potenziale ambiente in cui è assodato sia presente una forza potenzialmente letale. In queste condizioni gli operatori avvertono generalmente l’aumento della frequnza cardiaca e della respirazione, tremori muscolari e un senso di ansia. Tale fase iniziale di attivazione del SNS è molto comune in circostanze anche decisamente meno “rischiose”, basti pensare all’ansia pre-esame, sicuramente avvertita da ciascuno di noi, almeno una volta nella vita, durante gli studi.
Al contrario, un alto livello di attivazione del SNS si verifica quando ci si confronta con una minaccia mortale imprevista ed il tempo per rispondere è minimo. In queste condizioni gli effetti estremi del SNS causeranno un catastrofico fallimento dei sistemi visivi, cognitivi e di controllo motorio. Anche se ci sono infinite variabili che possono scatenare la reazione del SNS, ci sono sei variabili chiave che hanno un impatto immediato del suo livello di attivazione:
- il grado di “malvagità” degli intenti umani dietro la minaccia;
- il livello di percezione della minaccia, che va dal rischio di lesioni al potenziale rischio di morte;
- il tempo di risposta;
- il livello di fiducia nelle competenze e nel grado di formazione personale;
- il livello di esperienza nel trattare con tale specifica minaccia;
- il grado di fatica fisica che si combina con l’ansia.
A queste variabili possono essere associate, a titolo di esempio, le seguenti domande che l’operatore potrebbe porsi e le cui ipotetiche risposte costituirebbero la discriminante tra una reazione modesta o severa del SNS:
- devo fronteggiare un delinquente comune o un pericoloso malvivente?
- è disarmato o pesantemente armato?
- ho il tempo di pianificare un intervento?
- sono sufficientemente addestrato a questo tipo di risposta? mi sento pronro?
- ho già operato in queste situazioni o è il mio battesimo del fuoco?
- la mia preparazione fisica è adeguata?
Una volta attivato, il SNS provoca cambiamenti fisiologici immediati, di cui il più evidente e facilmente monitorabile è l’aumento della frequenza cardiaca. L’attivazione del SNS porterà la frequenza cardiaca da una media di 70 battiti al minuto (BPM) ad oltre 200 BPM in meno di un secondo. Tale incremento, indotto dallo stress aumenterà fino al cedimento catastrofico (leggasi infarto del miocardio) o fino a quando il sistema nervoso parasimpatico verrà attivato.
Nel 1950, uno studio condotto dall’Amministrazione militare statunitense volto a monitorare le prestazioni in combattimento ha evidenziato che la credenza popolare per cui un uomo in pericolo possa dimostrare maggiori capacità fisiche e psichiche, semplicemente perché la sua vita è in pericolo, è assolutamente da sfatare. Infatti, in molteplici casi la realtà si è dimostrata esattamente opposta. Gli esseri umani, come già accennato, hanno tre sistemi primari di sopravvivenza: la visione, l’elaborazione cognitiva e le prestazioni delle capacità motorie: sotto stress, tutti e tre decadono.
La verità fondamentale insita nel concetto di “combattimento moderno” è che lo stress di fronte ad un’aggressione a distanza ravvicinata è così grande che, se sopportato per mesi e mesi senza alcun altro mezzo di tregua o di fuga, porta inevitabilmente l’operatore a divenire una vittima psichiatrica.
Per concludere inseriamo questo video che riassume in modo molto efficace quanto abbiamo raccontato nelle righe precedenti.
Fonti: killology.com; esr-black.com
Molto interessante. Complimenti per il blog, pubblicate poco frequentemente, ma quando lo fate è un piacere leggervi!
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