Siria: a rischio i nostri militari in Libano
In caso di raid in Siria potrebbe salire il rischio per i nostri soldati impegnati nella missione Unifil
La crisi siriana preoccupa sempre di più i paesi europei e gli Usa anche per le ripercussioni in Libano. Il Dgse, i servizi segreti francesi, ha lanciato un serio allarme sulla possibilità che nel breve periodo si riacutizzi la tensione fra il Libano ed Israele. Per questo il direttore dell’ Agenzia per le Informazioni e la Sicurezza Esterna, AISE (ex Sismi) Adriano Santini, una settimana fa è volato in gran segreto a Beirut per incontrare il comandante in capo delle forze armate libanesi, il generale Jean Karawaji e il capo del servizio di sicurezza militare Edmond Fadel, un cristiano maronita che ha due vice sciiti libanesi molto vicini al regime di Damasco. L’incontro è stato organizzato allo scopo di esaminare le condizioni di sicurezza in cui operano in Libano i 1100 soldati italiani del contingente Unifil. Anche Santini è apparso molto preoccupato in merito alla possibilità che il contingente italiano possa diventare un obiettivo delle milizie sciite di Hezbollah che di fatto controllano e amministrano tutto il Libano meridionale e occupano il confine caldo con il nord di Israele. La missione ha confermato l’allarme lanciato dall’intelligence francese sulla concreta possibilità che, in caso di aumento della tensione con Israele o di attacco di Gerusalemme ai dispositivi nucleari iraniani, tutti i militari Unifil, che fino ad oggi hanno evitato frizioni con le milizie di Hezbollah sul controllo del loro riarmo, vengano attaccati dai miliziani filo iranaini. Il servizio militare libanese non sembra aver fornito informazioni tranquillizzanti al generale Santini, anche se per voce del suo direttore Fadel, ha sostenuto che il problema oggi per il Libano non nasce dalla tensione Iran-Israele ma dalla crisi siriana, dove secondo il generale operano 7000 combattenti stranieri, tutti islamisti fanatici schierati sul fronte anti Assad.
Fonte: ilvelino.it