La guerra in Mali interessa anche l’Italia?
Pronto l’intervento Italiano in Mali… perché?
L’Italia ha offerto il proprio supporto alle truppe francesi che da qualche giorno sono impegnate nel paese africano, nel tentativo di arginare l’avanzata jihadista. Il nostro Ministro della Difesa Giampaolo Di Paola ha dichiarato, a seguito dell’incontro con Il Segretario alla Difesa USA Leon Panetta, la piena disponibilità dell’Italia a fornire supporto contro l’avanzata islamica. Sicuramente dopo il Consiglio Affari Esteri, previsto per oggi a Bruxelles, si potranno avere maggiori dettagli sul livello di coinvolgimento dell’Italia e sulla composizione del contingente eventualmente dispiegato.
Con ogni probabilità la missione UE si limiterà ad inviare in teatro un contingente di 250 uomini con finalità addestrative; di questi operatori una ventina saranno italiani.Tuttavia le Forze Armate italiane forniranno anche un supporto di tipo logistico, garantendo la capacità di proiezione a quei paesi africani che hanno difficoltà a spostarsi sul terreno.
Si vocifera, inoltre, circa la possibilità da parte dell’Italia, di mettere a disposizione la Base aerea di Trapani e l’invio di alcuni droni, richiesti espressamente dal Presidente Hollande, per svolgere missioni di intelligence e sorveglianza. Naturalmente queste indiscrezioni non hanno trovato ancora alcuna conferma da parte delle istituzioni.
Perchè, dunque, tanto interessamento da parte della Francia da motivare un suo primo e tempestivo intervento unilaterale in Mali? …e soprattutto l’Italia può avere qualche interesse nella vicenda?
Tralasciando le motivazioni ufficiali legate alla lotta al terrorismo islamico, addotte dagli Stati coinvolti dalla vicenda, in particolar modo della Francia, è evidente che la situazione di grave crisi che sta interessando il Mali pone in pericolo l’influenza francese nell’area. Per la Francia risulta di prioritaria importanza mantenere il controllo di un territorio (Nord del Mali, Niger) dal quale si estrae la maggior parte dell’uranio, indispensabile per alimentare le sue 19 centrali nucleari, i mezzi navali a propulsione nucleare e il programma d’oltralpe di produzione di armi “atomiche”.
Il leader libico Magarief, durante un colloquio con il nostro presidente della Repubblica Napolitano, a seguito dell’agguato di Bengasi al console Guido De Sanctis, ha dichiarato:
«L’Italia ha un interesse diretto all’intervento francese perchè l’instabilità dell’interno del Maghreb rappresenta per la Libia una grossa falla che Tripoli da sola non è in grado di arginare»
indicandoci di fatto quali siano gli interessi italiani nel Sahel. Il Sud della Libia, il Fezzan, è fuori dal controllo delle labili autorità libiche, a Est la Cirenaica, dove sono concentrate l’80% delle riserve petrolifere, invia segnali di costante e crescente destabilizzazione. Alla caduta del regime di Gheddafi, il ritorno delle milizie Tuareg in Mali, con il saccheggio degli arsenali militari del Colonnello, è stata una delle cause che ha innescato il collasso maliano.
Il conflitto in Mali assume quindi dei connotati sostanzialmente differenti dagli altri conflitti che hanno interessato il continente africano in precedenza e che solitamente hanno avuto effetti e conseguenze marginali per l’occidente.
La guerra in Mali ci riguarda per i rapporti con la Libia ma anche con l’Algeria, che rappresenta un partner fondamentale per la fornitura di gas. In Mali gli affari italiani possono considerarsi del tutto marginali, ma come detto, non lo sono con l’Algeria e Algeri coltiva l’ambizione di garantirsi una certa influenza nell’area; il Mali fa parte del suo cortile di casa. Gheddafi finanziava i bilanci di Mali e algeri teneva d’occhio i movimenti Tuareg e i gruppi islamici cone l’Aqmi, Al Qaida nel Maghreb, ma ora il giocattolo si è rotto.
Anche l’Italia è interessata al Sahel, quella regione dell’Africa che si estende dall’Oceano Atlantico al Mar Rosso e rappresenta quella fascia intermedia che separa il Sahara dall’Africa nera. Sulla sponda Sud abbiamo un interscambio di svariati miliardi di euro l’anno e rientriamo tra i primi tre partner economici di tutti i Paesi affacciati sul Maghreb. La loro sicurezza rappresenta la nostra sicurezza.
Il fallimento delle attività di intelligence dell’Algeria in Mali e l’inefficienza dell’esercito maliano che si è volatilizzato dopo i primi scontri, hanno portato la Francia ad intervenire.
L’attivismo della Francia, come già avvenuto per la Libia, dimostra una loro particolare attenzione a quanto avviene in quell’area e la loro capacità di essere tanto tempestivi è senza dubbio dovuta ai loro apparati di intelligence, sicuramente molto più efficienti in quei territori di quanto non lo siano quelli degli altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo, Italia compresa.
Per quanto ci riguarda tenteremo di mantenervi aggiornati su questa vicenda, soprattutto per quanto concerne il coinvolgimento italiano, con particolare attenzione agli aspetti militari e strategici. Stay tuned!
(Questo post è stato realizzato utilizzando le seguenti fonti di informazione: Ansa.it, IlSole24Ore.com, TMNews.it)